Sette

E ora sto a Fes. E siamo andati in centro (la medina) ed era incredibile, è incredibile il caos che c'era lì dentro. E quanti muli. Muli, muli, muli. Fra l'altro è avvenuto un episodio abbastanza singolare e cioè a un certo punto un mulo si è girato verso di me e, fermandosi mi ha guardato in modo strano. Sì-sì. Mi fissava coi suoi occhi. Lì per lì non ci ho fatto caso ma adesso sono sempre più convinto che è proprio quel mulo ad ispirarmi. E chi può dirlo? Sembrava così tonto. Ed invece me lo avevano inviato gli Dei. Li ringrazio. E li saluto. Il mulo dell'ispirazione. Sarà lui a indicarmi la frase. La "frase mancante", quella che resterà per sempre. Lui mi dirà dov'è. L'ho anche detto ai miei genitori che sono qui. Questa stronzata che sto a Bologna a studiare non si regge più in piedi, cioè è praticamente un anno che non vado a Bologna ed ogni volta a telefonare dalle varie parti d'Europa, si, si, sto qui a Bologna, sto studiando. Sono sempre state un problema queste cazzo di telefonate. E oggi la linea era disturbatissima oltre ad interferenze arabe e mia madre diceva Flint ma dove sei? Allora mi sono rotto e ho detto sto a Fes -E cos'è? -E' una città nel centro del Marocco.
Dall'altra parte è iniziato un lungo e preoccupante silenzio, poi ha detto disgraziato e le solite cose. Mi ricordo a Los Angeles, lì era un casino per via del fuso orario. Dovevo telefonare verso le 5-6 del mattino che non sarebbe nemmeno stato un problema per me visto che di solito mi addormento a quell'ora, però per via, appunto, del fuso orario la prima settimana mi veniva sonno verso mezzanotte, e quando dovevo telefonare era un casino, una cosa atroce, svegliarsi alle cinque, nel pieno del sonno, non ci capivi nulla, e le solite stronzate -sì, sì, sto studiando un casino. Poi mi sono arreso e glie l'ho detto. E pure qui. Ma poi dico a chi volete rompere le scatole, ormai ho ventidue anni, vi pare che devo stare ancora a pensare ai miei genitori che si preoccupano per me e per il mio futuro. Mha! Vi racconto un po' di Los Angeles, uscii dall'aeroporto e subito una vampata di caldo, era come estate, Io venivo dal glaciale novembre di Bologna, bella storia rimettersi in maglietta e i primi giorni ero completamente esaltato perché quella non è una città, è una scenografia. E per me che mi esalto a vivere come nei film vi lascio immaginare. Non lo so, cammini cioè viaggi per le strade e, come dire, ti sembra di essere già stato lì. In una vita precedente. Ecco, si, ti sembra di essere stato lì in una vita precedente. Poi dopo un po' finisce l'esaltazione e ti accorgi che non è un granché. E i locali che chiudono alle due, no, non è niente d'eccezionale, solo il clima è bello. E quanti barboni. C'è una città invisibile di Calvino che cambia a secondo dell'umore di chi la guarda. Se sei di buon umore guardi verso l'alto e vedi una cosa, se sei di cattivo umore cammini con la testa abbassata e vedi tutta un'altra cosa. E così Los Angeles. Se guardi in alto vedi le luci, le palme, il sole e tutto è bello, se guardi in basso vedi orde di barboni e pensi che non è una cosa bella, non è una cosa bella che una delle nazioni più ricche del mondo lasci morire di fame tutti quei connazionali, tranquillamente, come fosse una cosa normalissima. Boh. E una volta stavo camminando, una delle rarissime volte che camminavamo a piedi, e c'era un barbone che stava cacando giusto al centro del marciapiede. Fu un trauma per me, credo di essere rimasto traumatizzato da quella scena. E lì ho pensato: Los Angeles. E me ne andavo in macchina di notte, con una mia amica o da solo, ad attraversare i vari quartieri, dal lusso spietato di Beverly Hills fino alle porte di Downtown, passando per rovine di terremoti e rivolte e splendidi murales e sembra di aver attraversato nazioni diversissime mentre magari sei rimasto sempre sulla stessa strada. E poi Downtown che è il posto più affascinante, il centro della città, dove ci sono i grattacieli e di giorno è un caos peggio di Napoli, invece di notte tutti scappano via tutt'intorno (i grattacieli sono solo uffici), non resta più nulla e riemergono le anime perse del sottosuolo che si riappropriano del loro spazio sotto a grattacieli bui spettrali nel cuore della notte. Nel cuore di Los Angeles. E infatti una volta andammo su uno di questi grattacieli perché all'ultimo piano c'era un locale dove ti sedevi davanti alla vetrata e intanto giravi piano piano in senso orario, proprio nel centro così in primo piano c'erano i grattacieli, dietro un oceano di luci che si perdeva all'orizzonte. E mentre la città ti girava intorno ti accorgevi di non avere scampo, di essere nel bel mezzo dell'oceano. E stavo lì. C'era un mio amico che studiava cinema, le scuole lì erano l'esatto opposto del DAMS, così come al DAMS si fa solo teoria, li si faceva solo pratica. Molto meglio, naturalmente, ti mettono la cinepresa in mano e vai. Si potevano usare sale da montaggio, sale di proiezione, fu divertente quando mi vidi sul "grande schermo" perché avevo fatto da attore per un filmino 16mm di un ragazzo peruviano. E fra l'altro, sempre in quell'ambiente mi procurai una mega occasione perché un regista mi vide e mi voleva per una parte nel suo film. Un film vero, con la troop, il set, insomma, per carità, niente d'importante, il regista era esordiente, però cioè deve essere divertente, una cosa credo davvero divertente. Ora Io ho una indubbia abilità nel procurarmi le occasioni, ma sono un genio assoluto nello sprecarle. E infatti mi ricordo mi scervellavo e mi dicevo come faccio adesso? Finchè come un flash la soluzione: Las Vegas. E tutti mi dicevano Flint, non fare il coglione, non portarti tutti i soldi. Ma Io no, no, devo stravincere, ero davvero sicuro di vincere. Non so perché ero convinto. Ora: i giocatori d'azzardo si dividono in due categorie (sproporzionatamente) ben distinte: quelli che vincono e quelli che perdono. E non c'è nulla che possa cambiare le cose. E Io già allora sapevo quale era la mia categoria (vabè che ho fatto un tredici da un milione e quattro, anni fa, ma è diverso, la schedina non è propriamente gioco d'azzardo). Quindi perché? Mi fossi almeno divertito porca puttana ma nemmeno il tempo, arrivo sparatissimo, gioco appena appena alle macchinette e poi mi sposto alla roulette. Qui la scena è la seguente: Io punto sul rosso (per motivi politici). Esce il nero. Faccio il raddoppio. Ancora nero. E' uscito il nero sette volte consecutive. Andò davvero così. E Io ero avvilito. Tac. E tutti i soldi finiti. Viola cucù e Baggio non c'è più. Così niente, le riprese del film iniziavano il mese dopo, ma una settimana dopo ho preso l'aereo e me ne sono tornato. Fanculo Las Vegas. L'essenza del capitalismo. Una delle città più ricche del mondo. E cosa ha e cosa vende? Denaro. Solo denaro. E' il capitalismo allo stato puro, insomma. Ed anche una delle città più economiche del mondo se facciamo il rapporto qualità/ prezzo, non costa nulla, per 3 dollari vai in ristoranti dove c'è tutto e puoi prendere tutto finchè vuoi, alberghi tipo 1° classe con stanze giganti, televisione, tutto, noi pagammo sui 5 dollari. Peccato che sotto l'albergo c'è la sala-giochi. Così Io ho speso 5 dollari + 700. E vabè. Alla prossima.

La prossima c'è già stata e ho riperso. Ma solo 100 dollari perché (per fortuna) stavo senza soldi. Me li avevano spediti a New York ma erano passate più di due settimane e ancora niente, ormai avevo già comprato il biglietto d'aereo e si, lo so che me li avete spediti , ma Io mi sono spostato qui. Così me li ha dovuti prestare Jim, il ragazzo australiano che sta anche "qui" in Marocco, però dopo i primi cento dollari, quando mi ha visto tornare dopo un'oretta per chiederne altri, non ne ha voluto sapere e lì per lì mi sono incazzato, ma ora credo è stata una scelta saggia. Ho perso addirittura alle macchinette, sono riuscito a perdere 100 dollari alle slot in un'ora. Cazzo. Cazzo e cazzo. Oltre all'australiano c'erano anche i due ragazzi americani presenti "qui" in Marocco, è una comitiva internazionale, insomma, ma non c'è niente di strano, il mondo è sempre più piccolo, a New York una notte in una casa di Brooklin ci siamo ritrovati tutti e cinque quelli della comitiva di Praga e ognuno era praticamente venuto per conto suo e per propri motivi.
Questi due ragazzi americani invece sono di Flagstaff, una città dell'Arizona, così siamo andati a trovarli, nella città non c'è un granchè da fare, ma l'Arizona è stupenda, è come un parco naturale, boschi, laghi, bellissimo girare in macchina, una volta andammo ad un laghetto circondato da rocce altissime a strapiombo, delle muraglie color bronzo contro un cielo azzurrissimo e da lì sopra si saltava giù nel laghetto. Io non so dove ho preso il coraggio, non credevo avrei potuto farlo davvero ma una volta lassù era un problema ritornare, la cosa più semplice era saltare giù, a dir la verità sono rimasto una ventina di minuti come un cazzone fermo sullo strapiombo, poi il "pubblico" da sotto ha iniziato a pressarmi, incitarmi e anche gli altri ragazzi che stavano in fila per saltare, che fino a quel momento facevo passare avanti, ora dicevano no,no, adesso basta, adesso salti e quindi che potevo fare, respira forte, just do it, e vuuuuum! Splash! E poi giù, nel profondo. Quando sono tornato "su" tutti applaudivano, le mie solite figure, poi persa la verginità è stato più facile e via coi salti perché quando sei in aria a volare per quei 3-4 secondi ti senti bene, ti senti troppo bene. Volare via. Una volta invece, forse proprio il primo giorno che arrivammo Io esco dal bagno e vedo l'atrio pieno zeppo di armi. Pistole, fucili. Io pensavo, bò, forse dobbiamo fare una rapina, invece no, siamo andati nel bosco a sparare alle bottiglie. Prima siamo passati a comprare le munizioni, anch'Io, scatole di proiettili, tranquillo, non devi far vedere nessun documento, niente, ti puoi comprare pistole e pallottole così. Esaltatissimi. Prima di iniziare a sparare spiegavano le caratteristiche di ogni arma, questo è un fucile da guerra e bla, bla, bla, un legame erotico fra loro e le armi. Le armi sono lì, prendete quelle che volete, ed eccomi mentre cerco di colpire una bottiglia su un albero con un fucile piccolo, non chiedetemi precisamente che calibro o cose simili, non me ne intendo, insomma aveva dei proiettili piccoli. E niente, non ci riuscivo. Allora mi sono incazzato, ho preso il più esagerato fra i fucili esagerati , un fucilone a pallettoni, mi sono avvicinato all'albero, ho caricato il cartuccione TRA-TRAK e poi BUUUUUUUM!! E tutte le bottiglie sull'albero sparite. Vaffanculo. Ed anch'Io caduto nel baratro dell' esaltazione per queste cazzate.
Uno di questi due ragazzi aveva anche una casa vicino Las Vegas così siamo andati lì per qualche giorno. Per attraversare il deserto abbiamo scelto un fresco primo pomeriggio di luglio. Afa totale, era meglio tenere i finestrini chiusi perché l'aria che arrivava scottava. A Las Vegas invece ci siamo arrivati di notte, anche la prima volta che andai arrivai di notte, perché a un certo punto, nel buio del deserto c'è come un dosso, si sale e una volta superato appare un lago di luce nel deserto. Così. Un lago. E buio intorno. Luci, luci, luci. E' un trip cazzeggiare per Las Vegas. Chissà stando davvero in trip, poi. Purtroppo non ne avevamo. Ma anche così non si può non restare affascinati, a me piace, lo ammetto. Città giocattolo. Città postmoderna, punto di riferimento sottovalutato per cercare di capire la cultura contemporanea. E' l'America, nel bene e nel male.

Dopo Los Angeles tornai a Benevento per qualche giorno e i miei amici dicevano che era giunto il momento di andare al "Maurizio Costanzo show" e Io dicevo che non era una bella cosa andare in un programma di un piduista nella rete di un altro piduista e poi perché mai avrebbero dovuto invitare uno sconosciuto. Loro dissero che invitavano anche gli sconosciuti e che anche se è un piduista ormai ci vanno tutti e comunque anche Vasco andò al Festival di San Remo, però cantò "Vita spericolata". L'esempio era azzeccato così ci mettemmo e scrissi la lettera, un capolavoro naturalmente e quelli davvero mi chiamarono, anzi dovetti chiamarli Io perché nel frattempo stavo in una casa a Bologna senza telefono, loro avevano telefonato alla casa a Benevento e lasciato il numero a mia madre, Io telefonai e parlai con una segretaria di origine americana che commentava la lettera e diceva cosa intendi esattamente con "anche la bellezza ultimamente mi annoia" e con "non c'è campo umanistico o scientifico in cui non possa apportare un contributo di portata mondiale" , "sono un'opera d'arte dal valore incommensurabile" , Io dicevo si ok forse ho un po' esagerato, ma poi via via mi andava sempre meno di parlare, di fare il buffone, cioè spesso mi piace fare il buffone ma in quel periodo stavo scazzato così la tipa ha detto di richiamarli ancora una volta per parlare Io ho detto si, si, ma ero indeciso, poi non li ho più chiamati, non so nemmeno esattamente perché ma c'era che avevo visto il programma nel frattempo e senza esagerare ci vedevo dentro esattamente il programma della P2 sullo svuotamento della classe intellettuale. Il programma della P2 prevedeva proprio questo: mettere nell'ombra gli intellettuali dotati e affollare i mezzi di comunicazione di pseudo-intellettuali che li sostituissero completamente. Meglio ancora se gli pseudo-intellettuali credono davvero di essere grandi pensatori. E così ecco scrittori, direttori di giornali, filosofi, di tutto insomma una massa di rincoglioniti semi-dementi a discutere a masturbarsi a vicenda, miseri burattini nelle mani di quell'altro burattino del trichecone. Quando finiva in trasmissione qualcuno che voleva esprimere un concetto appena appena originale ecco che il tricheco si piazzava dietro e iniziava a sfornare smorfie, sorrisetti. Da dietro. Bello. Il nuovo idolo della sinistra. Con Montanelli e De Benedetti. E altri. E poi la banalità, totale, paradossale, domande banali a cui ognuno rispondeva con la cosa più banale del banale, che in fondo ammetto ci voleva anche una certa abilità in questo e tu guardavi e pensavi che intanto milioni di persone lo stavano guardando, e non per un motivo particolare come me in quel momento, lo stavano guardando davvero. Ho paura. Sono troppo diversi. Insomma a quel punto mi sentivo sinceramente preoccupato per il fatto di essere stato chiamato, e oltretutto si può sperare in meglio che passare alla storia come una "scoperta" di Maurizio Costanzo, ma comunque più che altro lasciai stare tutto perché stavo troppo scazzato, in quel periodo volevo solo starmene per cavoli miei, e Bologna mi piaceva sempre meno, tutto l'entusiasmo del primo anno era sparito, e mi rodeva sempre di più farmi sfruttare da Bologna, Bologna è rossa ma è rossa di vergogna (un coro degli autonomi). Case di merda con sei - sette - otto persone dentro per 350000- 400000 lire al mese, tasse universitarie di circa un milione, multe sull'autobus una continuazione e prezzi prezzi assurdi ovunque. Uno sfruttamento spietato. Allora. Per la rapina alle edicole il metodo da seguire è: entrare col viso leggermente coperto, tanto fa freddo. Andare nel settore dove ci sono i giornaletti porno, comunque, sia se c'è gente dentro, sia se non c'è nessuno. Da questo momento l'edicolante penserà che vi comportate in maniera un po'anomala perché volete comprare un giornaletto porno. E voi l'assecondate, non abbiate fretta, controllate anche che non sta venendo nessuno, prendete un giornaletto e quando gli siete davanti puntate la pistola, muovetela come se tremaste per far vedere che siete nervosi (che poi forse lo siete davvero) ma soprattutto per non fargli accorgere che è finta, minacciate pesantemente usando frasi tipo ti giuro che ti spappolo il cervello e fatevi dare i soldi. La teoria consiglia di andare dietro il bancone, sia per prendere tutti i soldi, sia per evitare che cacci anche lui una pistola, si può anche fare ma così possono sorgere altre complicazioni, meglio per me accontentarsi di ciò che molla, limitandosi a minacciare di andare a controllare e se non mi hai dato tutto e bla, bla, bla. Tranquillo. Credo che uno su mille viene arrestato. Anche se da oltre oceano il vento dell'esaltazione soffia fino a noi e con niente trovi l'esaltato che ha comprato una bella pistola nuova e non vede l'ora di usarla e da buon esaltato si intende di armi e si accorge che la pistola tua è finta e buonanotte, andrà meglio nella prossima vita. Naturalmente se avete la possibilità di usare una pistola vera, tanto meglio, altrimenti procuratevi una scacciacani di quelle che caricano il colpo in canna, così mentre minacciate cia-ciak, caricate, il rumore è lo stesso. Certo, se trovate altri metodi per guadagnare, lasciate perdere, fra l'altro non vi credete, almeno alle edicole si guadagna poco. E poi è disgustoso spaventare la gente. Così. Come le corse in macchina o i cocktail di trip, alcool e altro o la fuga dal militare, vani tentativi di raggiungere la fine. Il fine ultimo è la fine, no?

Io non ho mai rapinato nessuna edicola, sia chiaro. Ciò che mi stupisce, davvero mi stupisce è quanto sia abbissalmente diverso l'atteggiamento mentale nel considerare un tipo di rapina come quello di far pagare a uno studente 400000 lire per una camera doppia, illegalmente, lasciando migliaia di appartamenti sfitti per tenere alti i prezzi, mettendo l'uso foresteria per evitare l'equo canone, tutta Bologna è uso foresteria, perché la Mafia sta a Palermo, dunque dicevo si cioè questa è una rapina che si vabè effettivamente, ma che ci puoi fare è così che và, mentre una rapina di un ragazzo che non ha soldi (non come quelli che affittano le case che sono, senza esagerazione plurimiliardari) è un crimine atroce di un mostro da sbattere in galera per sempre. E voi no? Come con le bombe. Altro giochetto strano degli schemi mentali. Se la bomba viene lanciata dall'alto, va bene, non fa niente, ed anche se sono cento, mille, non fa nulla, e se muoiono migliaia di persone assolutamente innocenti tanto meglio e quelli che restano vediamo se ce la fanno a sopravvivere visto che la città è rasa al suolo. Se le bombe piovono dal cielo la coscienza del buon occidentale è tranquilla. perché i terroristi sono quelli che mettono una bomba nella metropolitana, e a volte ci scappa anche il morto, mostri feroci senza dignità. E non è così? Ma adesso basta, mi sto scaldando troppo, non è da me, sarà colpa del caldo appunto, fa caldo, scrivo in condizioni disperate. E insomma di Bologna ne volevo sapere sempre meno, anche il primo anno avevo viaggiato parecchio ma adesso era diventata una necessità assoluta, sentivo come una allergia alla città, e in quel periodo mi piaceva andare a festival di vario tipo, ricordo andai all' "Imagina" di Montecarlo dove provai per la prima volta la realtà virtuale. La prima volta in virtual reality, quel festival fu un appuntamento mitico, in realtà c'era già stata in Europa qualcosa del genere e poco dopo venne anche in Italia, ma lì si respirava l'evento, mi sentivo come quelli che videro i filmini di Lumiere al Boulevard des Capucines, anche se non credo molti ne ebbero coscienza allora, così come molti non ne hanno avuto coscienza all' "Imagina'93". E andai anche al festival di Berlino. E quello di Cannes. E poi un po' in giro. Anzi, fino all' inizio del freddo invernale me ne sono stato sempre in giro. E dopo l'inverno fino ad ora che scrivo (è giugno) anche. E così, tutto bene, finchè va.

Ah,ah,ah. Non ci siamo, non ci siamo. Lo sponsor divino sopra di me. La fuga. La mamuska. Nel flipper della famiglia Adams. E' l'unico flipper che mi piace, ci giocavo a Bologna poi l'ho trovato addirittura nel baretto di merda di Benevento, quello dove vado a bere insieme a tutta la città il sabato sera. E i Pappano pappano. Pappano è il nome (vero) dei proprietari. Non sottovalutate i nomi. Il nome si avvolge intorno l'essere e lo divora. E insomma in questo flipper parte la mamuska e fa la,la la la la la,la la la la la la la la la la la la, la, la la la la la e così via e ad ogni punto che si fa si sente -He! Così. Perché vorrei vedere a voi. A fare le montagne russe su un fiume di lava. O il surf fra le bombe per far contento il mio generale impazzito. Attraversare l'iperspazio per sfuggire alla Morte nera. Nella notte di Dussendorf. E in quella di New York. Non sono un granchè alla luce del giorno. Ma la notte. La notte è l'ora ideale. Baciare Dracula, scopare le Seventeen. E su un maggiolino nel bel mezzo dell' Europa. L'ultima cena di Viridiana. Il cordone ombelicale di Tetsuo nel jazz. Seghe elettriche e dischi volanti. Sonnabulismo, ipnosi. OMICIDIO. Sangue. Partita a scacchi con la morte. E con Hal 9000.

Frank Poole- Hal 9000, rotta verso Giove, 2001 spagnola 1)e4 e5 2)Cf3 Cc6 3)Ab5 a6 4)Aa4 Cf6 5)De2 b5 6)Ab3 Ae7 7)c3 O-O 8)O-O d5 9)exd Cxd5 10)Cxe5 Cf4 11)De4 Cxe5 12)Dxa8 Dd3 13)Ad1 Ah3 14)Dxa6 Axg2 15)Te1 Df3. O-1

Scacchi. Vi racconto una favola. Non mi ricordo dove l'ho letta. Comunque. Torneo di Pietroburgo 1914. Torneo mitico, il meglio del meglio alla corte dello zar-sponsor. Ci sono naturalmente anche Capablanca e Alekhine i due più forti giocatori di allora e fra i più grandi di tutti i tempi. Bene. E' notte. Al grand hotel c'è chi dorme, chi analizza, chi guarda il soffitto e pensa: dove ho sbagliato? Alekhine, nella sua stanza, fissa immobile con occhi di ghiaccio la scacchiera. Bussano alla porta. Va ad aprire, sorpreso. C'è un uomo, vecchio, straccione, forse un contadino. Si intrufola nella splendida stanza e dice di conoscere il segreto: sa come fare matto in 12 mosse con i bianchi. Sempre. Alekhine sbuffa, gli dice di andarsene, lui insiste, il campione non ha voglia di irritarsi dice si, ok, allora vediamo e sistema i pezzi sulla scacchiera. Il contadino ha i bianchi, lui i neri. Dodici mosse: matto. Alekhine è incredulo, non capisce cosa sta succedendo. Riproviamo. 12. Matto. Ancora. Ancora. Ancora. Cambia apertura. 12-matto. Matto. Sotto shok invita il vecchio contadino a seguirlo. Corridoio semibuio. Bussano alla porta di Capablanca. Bussano ancora. Capablanca si sveglia, apre la porta, sente la storia ed è sorpreso per lo scherzo di cattivo gusto da parte del rivale solitamente freddo e aristocratico. Senza sapere perché e come eccolo davanti alla scacchiera coi neri. Via. 12 mosse. Matto. Capablanca stropiccia gli occhi. Ancora. 12 mosse, matto. Ancora. Ancora, ancora. Ora spostiamoci. C'è Alekhine sul letto di morte (ma ancora campione del mondo) che racconta questa storia a un suo amico. Il quale ovviamente chiede con noi: "E allora?" "Lo abbiamo ucciso, naturalmente". Bella eh? Non è mia comunque. Cioè, niente è mio.

Anch'Io ho fatto una breve e inevitabilmente fallimentare carriera agonistica negli scacchi. Ma l'agonismo non fa per me e nemmeno lo sport ed oltretutto subisco troppo il fascino della sconfitta finale. Più la sfortuna. L'ultimo torneo che ho fatto, anni fa, 4 punti e mezzo nelle prime cinque partite, dovevo solo vincerlo, ma niente e comunque nell' ultima partita mi bastava il pareggio per passare di categoria, vedo la mossa per la patta obbligatoria, la sto per fare ma poi mi dico no, tentiamo di "vincere", tradotto vediamo come dobbiamo perdere, sennò dopo come si fa? Poi non posso dire: "no, la partita è andata come è andata, mi aspettavo di più dalla vita, di più e meglio". Così. A dir la verità [stacco] ho vinto un paio di tornei ultimamente, a New York, ma non erano al mio livello. Li ho fatti giusto così, per vedere il Manhattan chess club. Quando dissi al mio compagno di casa se poteva svegliarmi la mattina dopo perché dovevo andare a un torneo di scacchi lui fa: a vedere? No, a giocare. Quindi ha iniziato a esaltarsi da buon americano, a dire -qui a New York!? Ma sei pazzo, non so in Italia ma qui tutti giocano dalla mattina alla sera, ovunque, sono fortissimi, credimi non hai speranze, e così via, naturalmente fui fortemente tentato di sbattergli la coppa in testa quando sono tornato e stampargli bene in fronte "first place". Comunque devo ammettere che fu in parte lui a darmi quella spinta in più per mettere da parte il fascino di sconfitta o di 2° posto, perché dopo tutta la sua sceneggiata gli ho detto, ok, allora scommettiamo. Cosa? Non lo so, un pegno qualsiasi, chi vince decide. E lui dice bè allora preparati a fare qualcosa che non hai mai fatto prima, e, piccolo particolare, lui è gay. E anche decisamente bruttino. Allora niente, tranquillo, nessun problema, vinco tutte le partite fino all' ultima dove mi basta il pareggio. Non si scherza su queste cose. Invece mi ricordo di tornei al limite del masochismo, a San Benedetto del Tronto, in una palestra nel pieno dell' estate. E si iniziava alle 3 di pomeriggio. Calore, arsura, 4-5 ore davanti alla scacchiera con la tensione che saliva. E mentre intanto intuivi che comunque sia la partita era scadentissima, come le analisi notturne (a freddo) puntualmente dimostravano. E c'erano gli jugoslavi che si incazzavano, ogni tanto li sentivi gridare, abbastanza grezzi, bisogna dire, fra l'altro giocavano per i soldi e c'erano quelli che andavano nelle categorie inferiori per rubarsi il 1° premio. La sera si tornava in albergo, stanchi e strutti, scacchisti ovunque e c'era sempre chi ti afferrava per fare le lampo o le analisi, un poco di sonno e nuovo giorno e nuovo giro. Così. Masochismo puro, insomma. E crisi di rigetto a torneo finito, anche se davvero si può passare la vita nel suo universo, ancora oggi è il re dei giochi.

Fra l'altro bisogna ammettere che è più facile perdere che vincere. Me ne accorgo quelle volte che voglio vincere e puntualmente perdo. Quindi tirando le somme perdo praticamente sempre, un perdente puro. Fra l'altro bisogna ammettere che è quasi sempre una recita il desiderare la vittoria o la sconfitta perché in fondo in fondo non me ne frega niente. Non vincerò mai la coppa Davis. E' sempre stata una recita, una vita a recitare. Quando ormai adolescente mi accorsi che gli altri non recitavano ma provavano davvero gioia e dolore e credevano davvero nel proprio ruolo o ruoli mi preoccupai per loro. Mi ci sono voluti anni per capire che sono Io che non funziono bene, lo dico con tutta sincerità, e cerco sempre più di non recitare, di trovare un Io, ma non è facile, è una scelta difficile, è la scelta, essere davvero qualcuno. Si vede che avevo bisogno di più tempo. Si vede era necessario per la mia crescita. Forse ci sono quasi. Mi sono guardato intorno, insomma. Per questo un po' mi dà fastidio dover morire proprio adesso, proprio adesso che la fusione con la mia maschera era quasi completata.

Come si distribuiscono gioia e dolore? Si compensano? In una stessa persona, fra diverse persone, diverse nazioni, diversi periodi, diverse ere. E fra uomini e animali? E terrestri e exstraterrestri? Se sono felice è perché un altro sta male o lo è stato o starà? Forse per questo ti piace sentirti triste. No, non credo. Aaaaalt. Basta quando si esagera si esagera, noi ce ne andiamo. Ma ogni tanto sento il "coro" che si lamenta, che c'è, che è successo? E' successo che ne abbiamo abbastanza di te e di quell'altro che ti affianca, del tuo narcisismo infondato e ridicolo. Oddio ma stai sentendo che dicono di noi? Li senti? Non farci caso Flint, è solo invidia. Infatti. E comunque il libro è mio e scrivo quello che cazzo mi pare. Bravo Flint. Grazie. Vedi che devo passare. Allora. Adesso mi hanno deconcentrato. Dicevo. Servitù, verità, legge, ordine, intolleranza. La cultura fascio- cristiana- comunista, insomma. Non vinceremo mai. Non usciremo mai. Loro. Sono dall'altro lato della collina. E mi bombardano. Con ultrasuoni. E mi stanno facendo impazzire. Non sono più in grado di fare nulla. Loro. Sono dall'altro della collina. Con un raggio d'ultrasuoni puntato sulla mia stanza. 24 ore su 24. E mi stanno facendo impazzire. E sto impazzendo. E non sono più in grado di fare nulla.

Mi sono svegliato alle cinque di pomeriggio. Mi gira la testa. Non mangio da due giorni. Non c'è nessuno in casa. C'è qualcuno nella mia testa. Cammino avanti e indietro. Sto impazzendo. Mi gira la testa. Torno a letto. Non riesco a dormire. Scoppio a ridere. C'è qualcuno dentro di me. Rido. Piango. Cammino per il corridoio. C'è un fucile puntato contro di me. Da una finestra di fronte. Sono spacciato. Mi rimetto a letto. Abbraccio la mia testa schiacciata a faccia in giù. Mi nascondo sotto il cuscino. Piango. Sto impazzendo. Non c'è nessuno. Meglio così. Rido. Giro per il corridoio. Il fucile è sempre lì. Torno a letto. Guardo il soffitto. E resto così. Per sempre.

Vabè ho scaricato fuori un'altra tonnellata di tristezza. Fatti una doccia e vattene, vattene proprio a fare in culo. Fanculo a me? Ci sono solo Io!


Continua...

Ritorno a casa