Sei
Adesso vi dico. Non sono un granchè alla luce del giorno. Abbiamo passato tutta la nostra adolescenza nella piazza più brutta d'Italia, seduti su un muretto. Poi hanno pensato che era troppo farci stare seduti, che cavolo, così ci hanno tolto anche il muretto. E siamo restati in piedi nella piazza più brutta d'Italia. Ed era più o meno il periodo del crollo del muro di Berlino e dicevamo -crollano i muri, crollano le ideologie. Io comunque ho ancora conservato un pezzo del muretto di piazza. Ho anche un pezzo del muro di Berlino, ma quello non è importante.
Eravamo rimasti, quindi, in piedi nella piazza più brutta d'Italia. Un parcheggio. Fra le macchine parcheggiate, le varie comitive. Sembrava che avevamo toccato il fondo, eccoci invece alle prese con il gioco dei cavalli. Si, anche i cavalli. Perché avevano messo un'agenzia ippica, proprio vicino casa mia e ad iniziarci al gioco fu tale "Mandrake", un ragazzo chiamato così, in maniera ironica credo, proprio per la sua presunta capacità nell' indovinare i cavalli, che niente ci prese e ci portò a giocare. E poi un giorno Io vedo quello dell'agenzia che lo chiama e gli dà una busta e Io dico cos'è? E lui fa no no, niente, Io insisto e ci stavano dei soldi, capite? Gli aveva dato una mazzetta, si erano messi d'accordo. Che schifo. Che poi lui adesso nega e anche gli altri dicono che sono Io che sono paranoico e comunque non so, mi ha spiegato più volte perché quella busta, non mi ricordo precisamente, non lo so insomma, certo la vicenda presenta lati oscuri, ma forse è davvero innocente [dico così perché qualche giorno fa mi ha fatto vincere 150000 lire, e nell' euforia del momento gli ho promesso che avrei omesso l'episodio dal mio libro]. Mandrake. Comunque i primi tempi si vinceva, perché una legge universale che un giorno verrà formulata, fa si che quando inizi un nuovo gioco d'azzardo i primi tempi vinci. E' così. Poi invece abbiamo cominciato a perdere. Io di meno perché avevo capito che il segreto è indovinare il cavallo con il nome più bello. Che non è facile, naturalmente, capire qual è il nome più bello, ma se sei ispirato ce la fai e vinci. Vince sempre il cavallo con il nome più bello. Canarino mannaro. E' semplice. E così ho abbandonato Mandrake che dopo i primi tempi gloriosi non azzeccava un cavallo nemmeno se correva da solo e mi sono messo in proprio, forte della mia scoperta e qualcosa ho vinto, cioè diciamo ho perso meno. E in quei giorni a Piazza non si parlava altro che di cavalli. Se prima passavi per i gruppetti e sentivi -io a quella me la farei, io glie lo metterei in culo, io le succhierei la fica con la cannuccia, sai cose così, adesso ovunque ti spostavi sentivi -No, perché Tequila Bum Bum lo danno a 5, ho perso il multiplo all' ultima corsa perché ha rotto, domani c'è la Tris, a Napoli corre Mickey Mouse, insomma il fondo era stato raggiunto. Stavamo nel fondo del fondo. Il fondo è profondo.
E c'era una frase scritta all' interno dell'agenzia del solito genio, il solito genio anonimo che diceva -Il gioco dei cavalli porta direttamente all' ossario.
A.A.Amsterdam, la prima volta ad Amsterdam, la prima volta non si scorda mai, una vacanza mitica, fra le più belle, Io e un mio amico, senza soldi e quei pochi che avevamo subito sperperati nei primi due giorni in droghe. Io appena arrivato cominciai a buttare in corpo di tutto, trip, coca, fumo, ecstasy, un cocktail esplosivo per una mente già labile, e niente dopo due giorni il mio amico era già a quota zero coi soldi, Io ne avevo ancora un pochino, allora finì a lavorare in una pizzeria, Io andavo lì e mi facevo servire la pizza da lui che adesso dice che ci sputava dentro ma non è vero. Poi però lo licenziarono perché mangiava troppo e intanto anch'Io ero al verde e ci siamo dovuti ingegnare in tutti i modi, provavamo a vendere le aspirine triturarte spacciandole spudoratamente per coca, Io a gocare a scacchi a scommessa, ma non ci andava troppo bene. Però non ci facevamo mancare nulla, stavamo in un bell'albergo con tv nella stanza, mangiavamo una continuazione (anche troppo perché c'era come una psicosi che i soldi erano finiti ed era meglio mangiare perché poi chissà) il mio amico fumava una continuazione, Io mi intrippavo e così, non so davvero come siamo andati avanti. Gli Dei anche, incontrammo alcuni nostri amici di Benevento che ci dettero un po' di soldi, poi ah, sentite allora una notte verso le 4-5 di notte stiamo tornando al nostro albergo, stanchissimi e avviliti perché stavolta non eravamo riusciti a procurarci in alcun modo i soldi e il tipo dell'albergo ci avrebbe cacciato la mattina dopo e stavamo stanchissimi non ce ne teneva di dormire sul treno, insomma non sapevamo proprio come fare e il mio amico dice -Flint, guarda per terra, può essere che troviamo qualcosa e Io si, si, e camminiamo guardando per terra. E...eh,si, incredibile. Ma vero. Un blocchetto di banconote che ci pagavamo l'albergo e poco più. Anche se poi come due coglioni siamo andati a festeggiare in una birreria abbastanza lussuosa e al momento di pagare ci siamo accorti che dopo di nuovo non ce l'avremmo fatta a pagare l'albergo. Un casino. Il mio amico tira fuori il solito foglio, che tirava fuori nelle più svariate occasioni, era un foglio che gli aveva dato la polizia quando aveva denunciato che era stato derubato. Naturalmente nessuno l'aveva derubato, cosa gli avrebbero potuto derubare, ma lui se l'era fatto fare perché sosteneva che così gli davano il biglietto di treno per tornare (naturalmente nessuno gli ha dato nessun biglietto, ma comunque il controllore non è passato, forse grazie al principio dell' impenetrabilità dei corpi, visto che i vagoni che andavano ad Auschwitz ci facevano una sega a quelli dell'amsterdam-Rimini di fine agosto). E niente lui ogni volta tirava fuori questo foglio e tentava di impietosire. Ma il barista non ne voleva sapere, un casino di tempo, poi alla fine ok, va bene. Così. Gli ultimi giorni invece fummo adottati da altri amici di Benevento che ci davano da mangiare e facevano dormire nella loro stanza, e poi ce ne siamo tornati. Amsterdam è stupenda d'estate, è forse l'unica città che mi piace di più quando è invasa dai turisti, c'è un clima di festa. Vedi le orde di italiani sconvoltissimi che ondeggiano e dicono -il paese dei balocchi, il paese dei balocchi. E le puttane ti chiamano da dietro le vetrine. E tutto è surreale. Anche gli spacciatori sono in festa, grandi amiconi, li conoscevamo tutti, gli ultimi giorni ci regalavano anche trip ed altro. Invece quando non è estate diventa tutto più squallido. La zona rossa soprattutto. Niente più orde di italiani, semmai solo comitive di giapponesi, gli spacciatori rompono perché non vendono molto, i tossici vengono a minacciarti con le siringhe sporche di sangue ed anche le puttane in vetrina, in questo contesto non sono più tanto divertenti, cioè cosa ci fanno degli esseri umani in vetrina.
Però Flint vedi come è facile scrivere una storia autobiografica (per quanto si possa fare davvero una storia autobiografica). Ti metti e scrivi. L'altra volta invece, problemi per creare il personaggio, problemi per immedesimarsi, scrittura meccanica, comunque alla fine tiro fuori questo personaggio, foto perfetta del classico squallidone di provincia, lo faccio leggere ai miei amici e tutti concordi a dire si, bravo, sei proprio tu. Davvero, una cosa avvilente, fai un personaggio così e gli amici (si, li continuo a chiamare così, non so in base a che) insomma tutti, sia quelli di Bologna che quelli di Benevento a dirmi si, sei tu. Ma oltretutto quel libro mi ha portato solo tristezza perché poi presta qua, presta là, dammi una copia che te la riporto domani e insomma finì in una casa discografica di Bologna che poi è proprio la casa discografica da cui sta uscendo tutta l' immondizia della musica italiana, cantanti e gruppi grezzissimi e ignorantissimi per ragazzini e ragazzine idioti. E c'hanno tirato canzoni per un anno, il mio povero libro che pure aveva una sua dignità artistica finito in qualcosa di assai simile al versificatore di 1984. E il più stronzo fra i cantanti non ha nemmeno cambiato i nomi, ha fatto una canzone che era la storia del mio libro e ha lasciato gli stessi nomi, una cosa spudorata, che un giorno apro la radio e sento il mio libro "cantato", una senzazione stranissima. Quando l'incontrai per strada cominciò a negare a dire tutto e il contrario di tutto, a mettermi il braccio sulla spalla e dire no fratello perché dici così, ti assicuro. Ma anche i nomi sono gli stessi. Si bè coincidenza cioè si adesso che ci penso i nomi me li ha suggeriti all' ultimo momento un mio amico perché suonavano meglio ma il resto è mio, ti assicuro fratello. Ma quale cazzo di fratello, Io l'ammazzo. Dai che te ne frega. Ma si, infatti, cose che capitano. Chissà a quanti e quanti. Sconosciuti. Lui si che è davvero come il mio personaggio. Merda. Poi pochissimo tempo dopo stavo in una trasmissione in una radio di Bologna e da lì critiche disinteressate al suo indirizzo e la sua musica, cose tipo merdosissimo figlio di puttana, magre consolazioni.
Ma poi oltretutto con tutti gli scrittori che si ostinano ad appiopparci le loro autobiografie, ovvero vite piattissime dove non succede nulla di nulla, due palle dottore due palle, tu che bene o male qualcosa da raccontare ce l'hai pure ti metti a scrivere storie non autobiografiche. Che è più difficile. Infatti non era un granchè l'altro libro. La scena delle fatine, però. Storia della letteratura italiana. E' una scena dove il mio personaggio, abbastanza fatto, immagina una ventina di fatine che gli fanno un pompino, un capolavoro assoluto. E la, oddio come si chiama, faccio lo scrittore e non conosco le parole, insomma la frase che si mette prima del libro. Un mio amico disse che il libro si poteva pure buttare ma quella era geniale. Era: "Stelle filanti: corpuscoli provenienti dallo spazio celeste e resi incandescenti per l'elevata velocità dall'attrito atmosferico, che nel loro precipitare lasciano una lunga scia luminosa nel cielo --Dizionario della lingua italiana Oli-Devoto". Eh!? E il libro parlava appunto di questo, di queste stelle cadenti.
In questo invece ce ne sono due. La seconda è una bella frase e credo sia anche evidente il significato. In più la dice River Phoenix un attimo prima di stramazzare a terra. Nella finizione cinematografica si trattava solo di un attacco epilettico. Ma è la prima quella che mi piace di più, forse è geniale o forse no, comunque mi piace. Non so precisamente chi è che me la rivolge, la mia interpretazione, mi azzardo anche a fare auto-interprertazioni, è che lì dentro c'è tutto il mio rapporto con ciò che possiamo definire "società". Si, non mi rompete, l'ho messa fra virgolette apposta, insomma, tutto ciò che possiamo intendere per "società". Se avete visto il film forse avete capito cosa intendo, se invece non l'avete visto significa che non avete capito niente della vita, quindi posate questo libro e andatevelo ad affittare. Per chi non può nemmeno fare questo racconto la scena in questione. Insomma c'è il "brutto" che viene catturato da alcuni bounty-killer perché su di lui c'è una taglia. Allora arriva il "buono" e lo salva. Il "brutto" lo ringrazia e il "buono" lo prende, lo lega e lo porta dallo sceriffo per prendersi la taglia. Però, poichè è buono, mentre lo stanno impiccando spara alla corda, se lo riprende, divide con lui la taglia e lo porta da un altro sceriffo per prendersi un'altra taglia, che nel frattempo è aumentata. E così. Poi però le taglie non aumentano più e il buono non sa più che farsene di lui e lo lascia a piedi, legato, nel mezzo del deserto, perché appunto "un ladro di polli come te non potrà mai valere di più" e se ne va e al "brutto" che gli bestemmia dietro dice giustamente "che ingrato, dopo tutte le volte che ti ho salvato la vita". E come dargli torto? Ed infatti esce la scritta "Il buono". Perfetto. Ecco. Il mio rapporto con la "società". Ed Io che provo a combatterla e gli bestemmio contro ed anche questo libro, la mia battaglia appunto, la sento, la sento che mi risponde "che ingrato, dopo tutte le volte che ti ho salvato la vita".
Per la cronaca c'era anche una terza frase, anch' essa proveniente da un film e che ero indeciso fino all' ultimo se mettere o no. Più che la frase volevo citare il film (Scheggie di follia) perché il protagonista, con le dovute e ovvie differenze fra un personaggio immaginario e stilizzato e uno reale di carne come me cioè che cavolo sto dicendo anch'Io sono un personaggio immaginario e necessariamente stilizzato vabè ma adesso non ci ingrippiamo dicevo il protagonista di Schegge di follia, J.D. rimanda abbastanza a Flint, anche fisicamente (lui è più bello però) ma soprtattutto perché è così, gli piace la tequila, il caos, isolarsi negli angoli e osservare ed anche a lui tutti lo odiano. Come a me. Perché non è una mania di persecuzione, è così, tutti mi odiano, mi hanno sempre odiato e mi odieranno sempre. E per sempre. Non so, forse perché sono il più bello e il più intelligente. O chissà perché. Ed è una cosa che non riesco a concepire, Io che non ho provato mai nè odio nè amore per nessuno. E invece. Comunque, fate come volete, ormai ci sono abituato, cos'altro vi posso dire.
Il film è bellissimo, anche perché quasi la totalità dei film sui ragazzi sono pseudo-ribelli, scusate la parola un po' pomposa, ma è così. Pseudo-ribelli, cioè merda reazionaria subdola. Invece "Scheggie di follia" è ribelle sul serio, oltre ad essere un ritratto perfetto dei famosi "giovani", Io lo vidi abbastanza casualmente quando fecero la prima-tv, che mi trovavo in Italia e il giorno dopo, anzi due, ci fu un' ondata di devastazioni, molotov e finte bombe per tutta l'Italia, anche mio padre tornò tutto esaltato che avevano messo una bomba nella sua scuola e quei beoti della Digos si staranno ancora chiedendo cosa c'è stato dietro. Ma sono dei beoti, Io a volte ci penso. E comunque niente, ci sta questo J.D. che vuole distruggere la scuola, cioè Io l'ho fatto più volte, ma aveva ragione lui, è il contenuto che andava distrutto non l'edificio in sè. Ora l'ho capito. E comunque, benchè squallidamente plagiato dalla sua ragazza, alla fine J.D. fa la cosa giusta, perché questo sogno di eliminare tutti e restare soli è praticamente impossibile, diciamocelo, non ce la farai mai, Flint. Molto meglio suicidarsi, stesso risultato meno fatica. Suicidarsi magari proprio come J.D. esplodere in mille pezzi, via, è un modo per mandare a fare in culo tutto e tutti.
Ah, la frase era:"Non sei un ribelle, sei uno psicotico di merda". Ma non c'entra nulla col libro e con me. Non sono uno psicotico. E non sono un ribelle. Cioè. Sono un ribelle perché non lavoro. Sono un ribelle perché non mi faccio. Sono un ribelle perché non scopo. Sono un ribelle perché non combatto. Non sono un ribelle perché non combatto.
E fu in quel periodo che venni arruolato, dapprima come guastatore, per poi subito passare al Nucleo suicida, nell' eterna guerra telepatica totale per la conquista e il controllo della Felicità e per il dominio della propria Cultura. E l'annientamento di quelle nemiche. All' inizio i miei compiti erano abbastanza semplici, almeno in confronto ad ora, con brevi incursioni nel campo nemico, ma con coperture quasi impossibili da svelare, passato poi al Nucleo suicida sono stato inviato al fronte. Ed oltre. Avanguardia suicida in questa cazzo di guerra. Fa freddo. Posso dire solo questo. Adesso sono Capitano, quaggiù, con un bel gruppetto di seguaci, ad attendere ordini. Nella mia truppa c'è di tutto. Puttane, spie, eroi, fifoni, doppiogiochisti, triplogiochisti, quadruplogiochisti, infinitogiochisti, disperati, confusi, artisti, esaltati, extrauniversali, semidei, infermi, folli, idioti, geni. Deboli e forti. Prendi e porta a casa. Ed ho il miglior traduttore linguistico- concettuale, il numero 1, un genio, può arrivare fino alle porte dell' Universo e mettersi a flirtare con la più ignorante delle extrauniversali, non ci sono problemi con lui. Il problema è la guerra. Quando mi hanno arruolato sembrava che c'era da fare solo l'offensiva finale. Che non c'è stata. Almeno non ancora. Ma almeno da qui non mi sembra poi che si possa anche solo sperare in una offensiva finale. O in una offensiva. E' una brutta guerra, non sono certo in posizione per poter dare giudizi attendibili ma si vede che è una situazione ingarbugliata, è una guerra civile che arriva oltre le Pulsar, ed oltre il Tempo, ci prende tutti, non c'è quark del nostro universo che non ne è coinvolto. E gli altri universi? E' difficile da captare cosa sta succedendo di preciso, ma non vedo come non possano trovarsi anche loro in questa situazione. Abbiamo precisi contatti con alleati di qualche migliaia di miliardi di universi qui intorno, ma niente di più. Ma adesso scusatemi, devo captare un contatto.
So sempre dove sono da come è fatta una strada, perciò so di essere già stato qui, di essermi già trovato bloccato in questo posto. Sto a Monaco, alla stazione. Durante l'October fest questa stazione si trasforma in un mega ostello, mi ricordo venni qui a dormire con due miei amici, uno era il ragazzo che stava in camera con me, che poi da un giorno all'altro è sparito e non l'ho più rivisto, niente, irrintracciabile [l'ho rincontrato]. L'altra era una ragazza greca che riuscì a scoparsi non so quanti ragazzi in quei tre giorni, un record (vabè che per le ragazze è più facile). E niente, solo il primo giorno andammo all' October fest, poi conoscemmo tre ragazzi di Bonn e ce ne uscivamo con loro. Li conoscemmo perché credevamo erano naziskin, volevamo vederli questi cazzo di naziskin tedeschi che andavano tanto di moda nei tg di tutto il mondo, ma niente, così quando vedemmo questi ragazzi, uno in particolare alto, biondo, taglio naziskin, siamo andati a conoscerli e lui fa -nooo, non sono naziskin e ha fatto segno alla sua maglietta con i Depeche Mode e dceva che tutti lo scambiavano per nazi e lo mandavano a fare in culo, e insomma cazzeggiavamo con loro, andammo all' Irish pub, come sempre stracolmo, gli Irish pub sono sempre stracolmi, ovunque. Ah, poi quando ce ne tornammo conoscemmo un ragazzo sul treno, sui vent'anni, trascurato, vestiti strappati, barba non fatta (vabè anch'Io) insomma così. Parliamo un po', poi lui tira giù il suo megaborsone e lo apre. Si era rubato mezza Monaco. A parte i boccali, ma quello è normale, c'erano non so quanti portafogli. Assurdo. Noi stavamo giocherellando coi portafogli, vedevamo i documenti, così quando lui fa -ragazzi vi devo confessare un segreto, noi cosa, cosa, lui era titubante, Io pensavo adesso come minimo ci dirà che ha ucciso qualcuno, non so, lui si fa coraggio e dice -sono uno sbirro. E noi no, non è possibile, non può essere, Io davvero credevo scherzava, ma non perché gli sbirri non rubano, anzi, ma perché era simpatico, un bravo ragazzo, anche bello. E invece tira fuori il tesserino della guardia di finanza e dice che non poteva fare altro, perché non c'è lavoro e noi dicevamo non ti preoccupare, non fa niente, ma anche sinceramente perché poi poveretto aveva trovato lavoro così, che poteva fare, e lui niente, l'abbiamo tirato un po' su di morale. Vicino alla frontiera passano i suoi "colleghi", italiani, non so perché, lo guardano e gli dicono che quando il treno si ferma al confine deve scendere con la sua borsa per un controllo, noi pensavamo oddio, adesso gli trovano tutti quei portafogli e l'arrestano, lui non diceva niente, poco prima del confine esce dal vagone, va dal collega-sbirro e dice comunque io sono finanziere e gli mostra il tesserino e il collega sorride e dice scusa, scusa, me lo potevi dire prima. E così tutto a posto. Mitico.
E se era davvero uno sbirro, cioè un informatore? Non credo, la recitazione degli informatori è sempre al limite del ridicolo, li incontro spesso. Sugli autobus internazionali mi hanno sempre fatto compagnia. E comunque anch'Io adesso ho problemi di denaro. Cioè non ho praticamente più soldi, ma di tornare a casa non se ne parla proprio. Perdonatemi i miei prossimi cinque minuti di guerra.
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